Storie incompiute

personale di Marina Paris a cura di Valentina Ciarallo

La galleria Gilda Lavia di Roma ha il piacere di ospitare Storie incompiute, mostra personale di Marina Paris curata da Valentina Ciarallo che inaugurerà martedì 28 maggio alle ore 18.

 L’esposizione si focalizza sul tema dell’incompiuto e attraverso una serie di scatti inediti rende omaggio all’architettura di Luigi Moretti (1907-1973), la cui capacità progettuale e intellettuale era volta ad immaginare la struttura come forma, tramite l’analisi delle relazioni spaziali. Un’installazione ambientale tra coni di luci e fenditure di ombre, ritmata da un sottofondo sonoro progettato dalla stessa artista, conduce il visitatore alla scoperta di spazi irreali ma vivi, composizioni architettoniche che potrebbero essere state ma non lo sono, luoghi che non sono luoghi.

 Interessata da sempre all’architettura Marina Paris interpreta attraverso il mezzo fotografico la costruzione di uno spazio come modulabile e modificabile, luogo di accadimenti e di sedimentazione del tempo tra uomo e ambiente, metafisica dell’orizzonte intesa come dimensione antropologica per indagare l’esistenza umana. Fonte di ispirazione per Storie incompiute è l’ultimo libro di René Daumal (1908-1944), Il monte Analogo (pubblicato postumo nel 1952), tra le letture significative della scrittura del Novecento. Rimasto incompiuto per la morte improvvisa dell’autore, il romanzo è un’allegoria di un viaggio spirituale e assoluto dell’uomo, la cui valenza simbolica rimane fino alla fine ineffabile. L’autore trasporta il lettore nel regno dell’analogia, dove nulla è vero ma tutto è verità. Alla ricerca di qualcosa di irraggiungibile, marcato nel racconto da una virgola prima del nulla, dove la narrazione si interrompe.

 Quella virgola che porta a fantasticare e a creare un immaginario inedito è il preludio metaforico con cui la Paris rappresenta qualcosa che non esiste ma che potrebbe essere, meditando sulla dimensione storica e temporale di un non-finito. Ripercorrendo la storia, innumerevoli sono le opere rimaste incompiute come nel campo musicale da Bach a Schubert, nella storia dell’arte da Michelangelo a Cézanne e nella letteratura da Kafka a Pasolini. Come diceva Francis Bacon/Francesco Bacone nel commiato della sua Nuova Atlandide; “The rest was not perfected” (trad. Il resto non è stato perfezionato).

 In ambito architettonico alcuni progetti, per una serie di contrattempi indefiniti, sono rimasti sulla carta. L'assenza di una conclusione definitiva lascia così spazio all'immaginazione portando a riflessioni su ciò che sarebbe potuto essere se l'opera fosse stata completata, custodendo quell’incanto di imperfezione che porta ad una nuova narrazione.

Nel 2019 Marina Paris ha iniziato a fotografare e documentare una serie di maquette essenziali nel processo di progettazione, custodite all’interno dell’Archivio Centrale dello Stato nel quartiere Eur di Roma, riguardanti alcune figure di rilievo dell’architettura italiana che hanno operato dagli anni Trenta agli anni Sessanta. Un’attenzione particolare è stata rivolta ai progetti di Luigi Moretti e principalmente a quelle idee irrealizzate, come l’ampliamento architettonico dell’Accademia Nazionale di Danza a Roma (1955) che sarebbe dovuto sorgere nel quartiere di San Saba. L’artista rende vivo il luogo in formato gigante, con un doppio scatto prospettico, accentuando con il mezzo i neri delle ombre e i bianchi della luce e trasportando il punto di osservazione tra curvature spazio-temporali su qualcosa dove “niente è vero ma tutto è veridico”, come lo stesso Daumal scriveva. L’alternarsi di immagini macro e micro, scandito da un effetto sonoro, invita lo spettatore a intuire l’esistenza di uno spazio altro, in divenire, tra il vero e il verosimile, tra la progettualità del pensiero e la potenzialità dell’incompletezza come luogo etereo capace di raccontare nuove storie.

 Tra i prototipi fotografati dalla Paris anche quello per un nuovo stadio di nuoto a Roma (1960). Nel modellino la vasca è abbracciata da due ali, quasi a spiccare il volo come l’immagine in bianco e nero destinata a trasportarci altrove. Dalle forme circolari e concentriche di Villa De Angelis a Roma pensata nel 1972 per sorgere sulla Via Cassia, l’occhio di Marina Paris ci restituisce immagini piene di plasticità e colpi di luce vibranti. Iconica la moderna palazzina razionalista “Il Girasole”, finalizzata nel 1947-1950 in Viale Bruno Buozzi a Roma e chiamata così perché capace di carpire la luce come il grande fiore giallo. L’architetto amava attribuire sempre un nome ai suoi edifici e la caratteristica principale de “Il Girasole” è una grande spaccatura al centro e panneggi che increspano le pareti laterali della costruzione infrangendosi alla luce. La stessa luce che l’artista usa in maniera pittorica per entrare negli interni con inquadrature diradate dal sapore giottesco, apparentemente immobili e cristallizzate, forme destinate ad essere relativamente reali.

Moretti realizza gli edifici della ex-sede della Esso e Sgi all’Eur (1962), detti anche “edifici gemelli”. Qui lavora sulla rarefazione dei prospetti e sulla monumentalità dell’ingresso rispecchiando l’idea di maestosità immaginata da Marcello Piacentini nel 1937 per il quartiere. La fotografia gioca su fasci di luce che rimarcano orizzontalmente le linee dei volumi. Tra il 1963 e il 1969 l’architetto progetta il Complesso Termale della Fonte Bonifacio VIII a Fiuggi, frutto di sintesi armonica tra il paesaggio naturale circostante di un castagneto e le linee curve della struttura. La tettoia a sagoma trapezoidale ricorda una tenda araba sia per il senso di leggerezza che per l’uso come riparo dal sole e la serie di scatti ne documenta la leggiadria e modularità.

Storie incompiute è una rilettura inedita testimoniata dal mezzo fotografico che per Marina Paris diviene ricerca e non compimento, esprimibile nella certezza di un non finito che nel caso di Moretti e nella sua incompletezza trova la bellezza del compiuto.

Valentina Ciarallo